Secondo un recente studio apparso su The Lancet Oncology, le cisti ovariche benigne non dovrebbero essere operate, in quanto nell’80% dei casi si risolvono da sé e non provocano disturbi. Di conseguenza si evitano potenziali complicanze chirurgiche.
Lo studio ha preso in esame quasi 2.000 donne di 10 Paesi, tra cui l'Italia, a cui sono state diagnosticate cisti ovariche benigne della dimensione media di 4 cm.
Le cisti ovariche sono piccole sacche di liquido che si formano nell'ovaio. Sono molto comuni tra le donne e di solito non danno sintomi. Solo in alcuni casi provocano dolore pelvico e gonfiore. Quando si sospetta un tumore, esse vengono sempre rimosse, ma troppo spesso anche quando le cisti sono ritenute benigne vengono operate chirurgicamente.
Secondo lo studio è invece possibile percorrere un'alternativa alla chirurgia: la cosiddetta "attesa vigile" o “sorveglianza attiva”, in cui i medici non rimuovono le cisti, ma le tengono sotto controllo con ecografie regolari: molte, infatti, non crescono oppure si restringono e spariscono senza intervento.
L’esecuzione di una ecografia transvaginale rappresenta l’esame più appropriato per definire la benignità o la malignità di una ciste ovarica.
I risultati dello studio hanno mostrato che solo in 2 casi su 10 è stata necessaria l’operazione chirurgica e solo a 12 donne del campione è stato successivamente diagnosticato un carcinoma ovarico (0,4%) e ciò potrebbe essere dovuto a un errore di diagnosi iniziale. Infine, Il tasso di altre complicanze in chi non veniva operata, come la torsione ovarica o la rottura della cisti, era dello 0,4%-0,2%.
Questi dati sono da tenere in considerazione quando si decide di effettuare un intervento chirurgico le cui complicanze, come la perforazione intestinale, secondo precedenti ricerche, si verificano tra il 3 e 15%.
L'intervento chirurgico si esegue quasi sempre mediante asportazione in laparoscopia, se la donna è in età fertile e non ha terminato il proprio ciclo riproduttivo, in quanto in questo modo si evita di danneggiare irreversibilmente l’ovaio.
Fonti:
Dottnet.it; Fondazioneveronesi.it; Federfarma.it