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Sindrome ovaio policistico: si punta sulla diagnosi precoce

Le terapie mirate per trattare la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) scarseggiano, per questo gli esperti raccomandano di puntare su una diagnosi precoce che consenta più ampi margini di intervento.

In un recente articolo pubblicato su “Lancet Diabetes Endocrinology” si affrontano proprio queste tematiche cliniche sulla PCOS, considerata la patologia endocrino-ginecologica più frequente nelle donne in età fertile (circa il 20%).

Secondo i Criteri di Rotterdam, la diagnosi della sindrome dell’ovaio policistico è data dalla presenza di almeno due delle seguenti condizioni:

  • cicli oligo-anovulatori (disfunzione del ciclo mestruale per l’assenza dell’ovulazione), •
  • iperandrogenismo (eccessiva produzione di ormoni maschili nella donna),
  • ovaio policistico (presenza di cisti ovariche multiple riscontrabili mediante ecografia) .

Tuttavia, come affermano Chiara Sabbadin, dell’Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Medicina, Università di Padova, e Cecilia Motta, della Medicina Specialistica Endocrino-Metabolica, AOU Sant’Andrea, Roma, “la patologia si può manifestare da subito in epoca post-puberale con le tipiche alterazioni della regolarità mestruale, che accomunano molte ragazze adolescenti, ma anche con segni importanti e spesso ingravescenti di iperandrogenismo, prevalentemente irsutismo, acne, cute seborroica e alopecia. Con gli anni tali problemi possono persistere, ma diventare di minor interesse per la paziente, ormai diventata donna, rispetto a quelli relativi alla sfera riproduttiva”.

Tra l’altro, lo scenario diagnostico-terapeutico è reso ancora più difficile dalla comorbilità di altre condizioni associate alla PCOS come ad esempio l’insulino-resistenza, il diabete, l’obesità e l’ipertensione.

Oggi, le terapie approvate per la PCOS sono poche. Sempre secondo Sabbadin e Motta “numerosi studi hanno dimostrato come la metformina migliori non solo molteplici aspetti metabolici, ma anche la funzione ovarica nella PCOS, venendo pertanto suggerita anche dalle più recenti linee guida dell’Endocrine Society (LegroRS, et al. J ClinEndocrinolMetab, 2013,) nella correzione delle irregolarità mestruali come terapia di seconda linea (dopo la pillola estro-progestinica)”.

Ecco perché è essenziale puntare su una diagnosi precoce e sensibilizzare i pediatri che per primi possono individuare le bambine con un più alto rischio di sviluppare la PCOS.

In questo senso possono essere considerati fattori di rischio un basso peso alla nascita, pubertà anticipata, obesità infantile.

La prevenzione in età pediatrica va rivolta all’adozione di uno stile di vita corretto, con attenzione alla dieta alimentare, all’attività fisica e al mantenimento del peso corporeo.

Oltre ai pediatri, devono essere coinvolti nella prevenzione e nella diagnosi precoce della PCOS medici di base, ginecologi, dermatologi e ovviamente gli stessi endocrinologi.

Fonte: Doctor 33